La vitamina C (o acido L-ascorbico) è una molecola organica che non può essere sintetizzata dal nostro corpo, pertanto è importante assumerla attraverso gli alimenti o integratori alimentari.
Numerosi studi hanno dimostrato che la Vitamina C è importante per:
Uno studio multicentrico “European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition” (EPIC) evidenzia che i livelli plasmatici di vitamina C sono inversamente correlati al rischio di cancro dello stomaco: concentrazioni plasmatiche <29 µmol/L (poco più del consumo di 50 g di frutta o verdura) sono associate ad un significativo aumento del rischio; questa relazione è maggiormente evidente nei consumatori di carni rosse e carni conservate (Gonzalez e Riboli, 2010).
Studi recenti hanno dimostrato che assumendo un quantitativo di Vitamina C pari al quantitativo presente in 50g di frutta e verdura riduce del 9% la probabilità di avere un infarto (Pfister et al., 2011). Elevati livelli plasmatici di vitamina C sono anche associati a più bassi livelli di pressione sistolica (Myint et al., 2011).
Livelli bassi di vitamina C sono associati ad aumento del rischio di declino cognitivo legato all’età o alla malattia di Alzheimer mentre elevate assunzioni di vitamina C con la dieta (e non da supplementi) sembrano svolgere un’azione protettiva (Harrison, 2012).
Una funzione da lungo tempo attribuita alla vitamina C è quella di modulare la risposta immunitaria soprattutto per quanto riguarda il raffreddore (Hemila, 2011). La vitamina C, attraverso le sue funzioni antiossidanti è in grado di inibire la risposta infiammatoria senza interferire la capacità battericida delle cellule neutrofile; in questo modo eserciterebbe un’azione protettiva sui leucociti proteggendoli dai danni indotti dalle ROS (Jariwalla e Harakeh, 1996). I dati in letteratura non supportano però l’uso di supplementi di vitamina C per la riduzione del rischio di infezioni delle vie respiratorie e un apporto con la dieta di 100 mg/die è ritenuto sufficiente per ridurre il rischio di infezioni (Fondell et al., 2011). L’assunzione regolare di vitamina C può ridurre leggermente la durata della malattia sia negli adulti che nei bambini, ma non la gravità dei sintomi (Fondell et al., 2011).
La carenza di vitamina C è stata osservata in pazienti affetti da varie forme di gastrite (autoimmune, correlata ad infezione da Helicobacter Pylori o indotta da sostanze chimiche). Tale carenza può essere dovuta a fattori quali assunzione insufficiente legata alla dietoterapia, aumentata distruzione a livello gastrico, aumentato fabbisogno; l’assorbimento della vitamina viene ulteriormente compromesso dalla terapia con farmaci inibitori della pompa protonica (Aditi e Graham, 2012).
I pazienti diabetici sono una popolazione a rischio di carenza di vitamina C; differenti studi riportano che i livelli plasmatici di questa popolazione sono in media inferiori del 30% rispetto a quelli della popolazione sana (Will et al., 1999). Tale condizione può essere dovuta sia ai bassi apporti con la dieta sia ad un aumento del consumo di vitamina indotto dallo stress ossidativo (Victor et al., 2011). Il rischio di diabete si riduce notevolmente in presenza di elevati livelli plasmatici di vitamina C; un incremento di 20 µmol/L è associato ad una riduzione del rischio del 29% (Harding et al., 2008).
Nei paesi sviluppati, la maggior parte delle persone riceve abbastanza vitamina C, ma alcuni gruppi hanno maggiori probabilità di perdere questo nutriente.
Questi gruppi includono:
I fumatori hanno livelli più bassi di vitamina C rispetto ai non fumatori, in parte perché hanno livelli più elevati di stress ossidativo. Il fumo provoca anche infiammazione e danni alle mucose della bocca, della gola e dei polmoni.
La vitamina C è necessaria per la mucosa sana e aiuta a ridurre l’ infiammazione, quindi l’NIH raccomanda ai fumatori di consumare 35 mg in più di vitamina C ogni giorno.
Dai dati dell’indagine INRAN-SCAI 2005-06 emerge che i supplementi contribuiscono solo per il 2% dell’assunzione totale di vitamina C nel campione totale, mentre nel campione che assume supplementi tale contributo sale al 24% (Sette et al., 2011).
Si riporta una tabella con indicati i dosaggi di Vitamina C consigliati dai LARN, suddiviso in fasce d’età.
Il contenuto di vitamina C negli alimenti è comunemente riportato come la somma del contenuto di acido ascorbico e acido deidroascorbico. Tra gli alimenti più ricchi di vitamina C ci sono la verdura fresca e la frutta, in particolare:
– peperoni (127-166 mg/100 g),
– kiwi (65-120 mg/100 g),
– agrumi (37-54 mg/100 g),
– fragole (54 mg/100 g),
– pomodori (21-25 mg/100 g)
– ortaggi a foglia verde (17 mg/100 g nella cicoria di campo, 110 mg/100 g nella rughetta e nei broccoletti), (Carnovale e Marletta, 2000).
La concentrazione di vitamina C varia molto in relazione alla specie e alla cultivar (una rapida crescita, in genere, implica un contenuto maggiore di vitamina C), all’esposizione alla luce e al grado di maturazione.
La Vitamina C può essere anche assunta mediante integratori alimentari, considerando però che la dose ritenuta efficace deve essere superiore al 15% del Valore Nutrizionale di Riferimento indicato nel Regolamento CE 1169/2011,
Pertanto se un integratore alimentare riporta un quantitativo di Vitamina C inferiore a 12 mg la sua efficacia è nulla, cioè come se non fosse presente, così, se il quantitativo è superiore a 1 g (1250% del VNR) la dose è superiore al limite stabilito dal Ministero della Sanità, limite oltre il quale la Vitamina C non può più essere considerata sicura
La vitamina C è solubile in acqua e il corpo non la immagazzina. Per mantenere livelli adeguati di vitamina C, l’uomo ha bisogno di un apporto giornaliero di cibo che lo contiene.
Il nostro corpo assorbe Vitamina C in modo variabile a seconda della tipologia di fonte e quantitativo ad esempio una persona che assume 30-180 mg di vitamina C ogni giorno, il suo corpo assorbe circa il 70–90% mentre se ne assume più di 1 grammo (g) il corpo assorbe meno del 50%, il che riduce il rischio di effetti collaterali negativi. L’eccesso lascia il corpo nelle urine.
Se il quantitativo di Vitamina C assunto è maggiore di 1g, anche la Vitamina assorbita è in percentuale più grande e perciò può diventare tossica per l’uomo.
Dosi elevate di Vitamina C possono causare disturbi gastrointestinali e diarrea osmotica, a causa del suo mancato assorbimento. Effetti avversi non sono stati riportati per dosi giornaliere fino a 1 g, mentre compaiono per dosi superiori (3-5 g) (EFSA, 2006).
Un’eccessiva assunzione di Vitamina C porta ad un’aumentata escrezione di urato e ossalato. È stato ipotizzato che questo effetto possa incrementare il rischio di formazione di calcoli renali di ossalato di calcio e l’incidenza sembra sia maggiore se la Vitamina C è stata assunta attraverso gli integratori alimentari.
Inoltre, l’uso di Vitamina C ad alti livelli di dosaggio aumenta la suscettibilità dei globuli rossi all’emolisi e, in un caso è stato apparentemente coinvolto come fattore che ha causato la morte in un paziente con deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenasi.
Anche persone con emocromatosi ereditaria, un disturbo dell’assorbimento del ferro, dovrebbero parlare con il proprio medico prima di assumere integratori di vitamina C, poiché alti livelli di vitamina C potrebbero causare danni ai tessuti.
Quindi, gli effetti collaterali derivanti da un eccessiva assunzione di Vitamina C includono:
Bibliografia
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